Il colore di fondo è il nero. Il buio della sala. Ho atteso i corpi, gli strumenti e i tagli di luce che uscissero dall'ombra. Ho reso "visibile il buio", sfruttando i vantaggi della fotocamera digitale, la camera oscura del terzo millennio: l'immagine che esce in diretta sul monitor del dorso, l'esposizione corretta gradualmente, l'utilizzo del mosso, del panning, i fuochi selettivi, ecc.
Ho esaltato le luci d'ambiente nei dancing, gli abbracci, le mani che si cercano nel buio, i movimenti dinamici degli orchestrali, senza mai forzare le pose o i gesti: per provare l'emozione della scoperta, la magia dell'attimo fuggente, irripetibile. Il gioco di scattare le fotografie a tempo di valzer!
Ho apprezzato la musica di grande qualità, orchestre che si dannano per mantenere viva la tradizione della musica dal vivo: clarinetti che vibrano, sax e trombe potenti, fisarmoniche piene di note, dolci violini di antica fattura.
Ho avuto il privilegio di spiare da dietro le quinte il fenomeno, ammirare le bellissime cantanti, salire sui palchi e vedere la pista dall'alto.
Mi sono commosso più di una volta a vedere le coppie così vicine, con i corpi perfettamente sincronizzati, e i baci che scappavano durante i lenti ballati a luci basse.
Più di una volta mi sono fermato ad ascoltare canzoni di un valore assoluto, molto coinvolgenti.
Mi ha colpito la platea del "Festival delle fisarmoniche", ho apprezzato i ballerini delle scuole e delle gare. Un "popolo" antico, fatto di uomini e donne che da cinquantanni ballano e ascoltano liscio. Una vita scandita dalle note del clarinetto e del violino, da parole struggenti, da poesie d'amore.
Andrea Samaritani, maggio 2004
|
|
|