(...) Poche parole hanno un significato variabile come paesaggio. Non è semplice (e forse nemmeno utile) cercare una definizione precisa. Mi piace invece pensare ad un rapporto dinamico fra landscape cioè paesaggio e inscape - termine inglese che non trova una corrispondenza nella lingua italiana – che ha il significato di paesaggio interiore, sentimento condiviso dall’individuo e dalla collettività. La presenza dell’osservatore diventa indispensabile: chi guarda riconosce il paesaggio alla luce del proprio bagaglio culturale, lo specchio che riflette le radici dei singoli e delle comunità, meccanismo dinamico che mette in gioco sensibilità, cultura, capacità e modi di vedere. Il paesaggio come manifesta sostanza di una lunga storia. Le case coloniche abbandonate sono oggetto dell’indagine di Paolo Righi, lungo una zona geografica ben precisa, fra Calderara di Reno ed Argelato, fa il 1998 e il 2005. Queste case, spesso ridotte a ruderi, raccontano una storia nota: l’abbandono delle terre, la scelta della città e del lavoro in fabbrica. Paolo Righi si avvicina per capire, per ricordare, per appartenere. Osserva con attenzione e sensibilità i segni impressi dalle attività dell’uomo. Evidenzia il degrado delle strutture, ma nello stesso tempo anche l’organizzazione degli spazi e le particolarità come le tecniche di costruzione, le texture dei materiali, gli sviluppi architettonici. E poi gli oggetti, riposti e mai più toccati dopo il loro ultimo uso, oppure abbandonati in mezzo all’aia, quasi a simboleggiare una fuga precipitosa. E una natura che lentamente si riappropria delle aree, nasconde le forme e ridisegna i profili e i paesaggi (...) Giuseppe Pazzaglia (da "Quaderno Artisti e Territorio 2006. Paolo Righi e Daniele Lelli", Comune di Argelato / Voli soc. coop.)
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