DUILIO FORTEL'installazione dell'architetto e artista Duilio Forte all'interno del giardino della Casa Museo Remo Brindisi a Lido di Spina di ComacchioFotografie di Andrea Samaritani - Meridiana ImmaginiE' arrivato cosi', in punta di piedi, senza troppo clamore, senza cercare i flash e le televisioni. Ha cercato e trovato un alloggio in tenda, in un campo lontano dal Museo Brindisi, ma vicino alla filosofia ecologista che sta alla base della sua arte.
Prima ancora di avvitare i bulloni della grande scultura in legno, ha cercato per se e per i suoi collaboratori uno spazio del giardino dove riprodurre parzialmente l'atmosfera della casa, dell'atelier, dove poter stare in comunita' qualche ora, per condividere sensazioni e riflessioni che sono poi l'humus della sua arte.
In punta di piedi ha camminato sul prato tra le sculture in ferro, in marmo e in cemento che da decenni costellano il giardino della villa di Remo Brindisi, che tutti i bagnanti di Lido di Spina conoscono bene, potendole osservare facilmente nel quotidiano pellegrinaggio estivo verso i sei stabilimenti balneari dirimpetto alla villa: il Bagno di Maui, il Florida Beach, il Montecarlo, l'Havana Beach, il San Marco fino al Trocadero.
In punta di mani ha tagliato uno a uno i lunghi legni che hanno dato forma all'opera, senza smerigli o seghe elettriche, solo con la sega a mano. Chiodi e martello. Con una idea precisa, quella di mettere sulla stessa lunghezza d'onda il legno degli alti pini comacchiesi, avvolti da un concerto incessante di cicale, con le abitazioni in legno della sua amata Svezia. Un abbraccio geografico estremo, che pero' non e' difficile da immaginare con i piedi nella sabbia, con il mare a due passi. Un grande mare che ci aiuta a perdere le misure e le distanze.
Duilio Forte non ha conosciuto personalmente Remo Brindisi. Il maestro si e' spento il 25 luglio del 1996, pero' la mia netta sensazione e' che ci sia una sorta di approvazione silente da parte di Brindisi sull'opera che Forte ha realizzato. Bruno e Graziella, i custodi storici della villa, mi hanno sempre raccontato che quando hanno trovato il maestro disteso sul suo letto, il suo sguardo prima di chiudere gli occhi per l'ultima volta, era rivolto verso il mare. Loro lo leggono come un messaggio di apertura del maestro verso il nuovo, verso le giovani generazioni di artisti, che la creativita' sia infinita come il mare, anche noi vogliamo credere che sia cosi'.
Duilio ha indossato per tutta la settimana una camicia bianca, con un gilet grigio e nero che incorniciava la cravatta. Cappello bianco per proteggersi dall'insidioso solleone estivo, una inseparabile borraccia in stile sopravvivenza, scarpe di cuoio da esploratore. Da dentro quella divisa, attraverso quella uniforme Duilio ha voluto esprimere la sua posizione esistenziale prima ancora del suo pensiero artistico. Da garbato architetto, ben vestito. Che pensa prima di agire, senza fretta. Il progetto innanzitutto. Le procedure precise per realizzarlo, la capacita' di inventare e perche' no, di sfidare la natura.
Sleipnir Argus, cosi' si chiama la sua grande scultura in legno, ispirata alla mitologia del cavallo a otto zampe di Odino, alta dodici metri, che ci ha lasciato nel giardino del Museo Casa Remo Brindisi, slanciata verso il cielo, sopra le punte verdi dei pini, con la testa dello Sleipnir che vuole scrutare il mare.
Sleipnir si e' preso uno spazio, ha riempito un vuoto. Finalmente. Un'opera monumentale, simpatica ed ecosostenibile, che d'ora in poi ci fara' capire che con una spesa relativamente poco impegnativa si puo' ancora creare e produrre arte. Quando per arte si intende gioco, sorpresa, fantasia e immaginazione.
Me le immagino gia' le foto di Sleipnir nella nebbia che arrivera' immancabile il prossimo inverno, o spruzzato dalla neve che ultimamente non risparmia piu' neanche Comacchio. Mi immagino la sua ossatura in legno trasformarsi come i pali in salina e in valle, corrosi dalla salsedine, che assumono nuove forme, curiose e naturali.
Mi immagino i visitatori in posa per la foto ricordo, misurarsi con l'altezza inconsueta dello Sleipnir.
Se ne stara' li' muto e guardingo a custodia del Museo, come un antico Dolmen, come un Menhir, o anche solo come un faro del vicino Porto Garibaldi. Nel dialogo silenzioso, ma vivace, con gli altri suoi "fratelli di legno", creati in questi anni da Duilio Forte, sparsi in tutto il mondo.
Anche Comacchio da oggi ha una creatura in piu', simpatica e piacevole, da andare a trovare quando abbiamo voglia della leggerezza e dell'immensita' dell'arte.
(Testo di Andrea Samaritani pubblicato sulla Nuova Ferrara del 22 luglio 2013)
Riferimenti: Meridiana Immagini
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